Formazione e Grandi eventi, due inchieste collegate tra loro. Vi spieghiamo perchè

Francesco Riggio e fausto Giacchetto -  Ph: P.R. Potere, appalti, corruzione. Un' inchiesta che ha scoperchiato un meccanismo perverso per fare soldi e che è solo l'inizio di un'indagine che continua e che potrebbe toccare altri enti ed altri personaggi. 

Due diversi filoni di indagine ma strettamente legati tra loro. Due dei principali protagonisti di questa drammatica pagina per la nostra Regione sono Francesco Riggio e Fausto Giacchetto. (Nella foto)

La prima indagine denominata "MALA GESTIO", è legata all'attività del Ciapi di Palermo (il Centro Interaziendale Addestramento Professionale Integrato, ovvero l' ente di formazione controllato dalla Regione Siciliana, di cui è socio di maggioranza. Il Ciapi avrebbe percepito e gestito illecitamente un contributo pubblico di 15 milioni di euro, finanziato dal Fondo Sociale Europeo (F.S.E.) a valere sul POR 2000-2006 e finalizzato alla realizzazione del progetto CO.OR.AP. (COnsulenza, ORientamento ed APprendistato).

L'attività investigativa ha preso le mosse da una relazione dell'Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode - O.L.A.F. – della Commissione Europea, dalla quale è emerso, dopo mesi di indagini, un complesso disegno criminale che ha interessato non solo il progetto CO.OR.AP. ma l'intera gestione delle campagne pubblicitarie affidate, negli anni, al C.I.A.P.I. di Palermo.

Ed è qui che le due indagini si legano. Perché il presidente del Ciapi palermo è l'avvocato Francesco Riggio, oggi arrestato con Fausto Giacchetto, l'uomo della comunicazione dell'Ente, l'account supervisor. I due, unitamente ad altri soggetti e avvalendosi della fattiva collaborazione di pubblici ufficiali corrotti, hanno fraudolentemente ottenuto denaro pubblico per oltre 15 milioni di euro (relativi al solo progetto CO.OR.AP.) ed evaso imposte dirette e IVA utilizzando fatture per operazioni inesistenti per oltre 40 milioni di euro circa.


Il tutto ricorrendo a documentazione falsa (fatture, documenti di trasporto e dichiarazioni sostitutive di atto notorio) utilizzata per rendicontare alla Regione Sicilia ingenti costi fittizi per l'acquisto dei beni e servizi oggetto del finanziamento pubblico; oltre 4,5 milioni di euro, ottenuti illegalmente, sono statati trasferiti ad altri soggetti attraverso la simulazione di operazioni immobiliari e l'emissione o l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, al fine di ostacolarne l'identificazione della provenienza illecita e di evadere le imposte sui redditi e l'IVA.
Inoltre, attraverso la sistematica corruzione di esponenti politici e dirigenti pubblici, Fausto Giacchetto, ricorrendo anche ad un'articolata rete di "società schermo" formalmente gestite da "teste di legno" ma in realtà a lui riconducibili, ha instaurato, nel tempo, un capillare sistema di favoritismi e scambi grazie al quale è riuscito a "pilotare" in favore dell'ente ingenti contributi pubblici, dai quali ha tratto, a sua volta, illeciti profitti di vario genere, fra denaro e beni di lusso.

I metodi di corruzione utilizzati. I rappresentanti della Pubblica Amministrazione venivano corrotti attraverso somme di denaro date in contanti, il riconoscimento di "costosi" benefit (fra cui viaggi e concessione in uso gratuito di immobili di pregio), l'illecito finanziamento delle campagne elettorali di noti esponenti politici e il pagamento di spese per l'acquisto di materiale per manifestazioni di carattere politico-elettorale.
I reati contestati vanno dalla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, alla corruzione di pubblici ufficiali e/o incaricati di pubblico servizio, alla frode fiscale e al finanziamento illecito di partiti e di singoli esponenti politici, al riciclaggio.

La seconda indagine, denominata "SICILIA GRANDI EVENTI" , ha riguardato le procedure di aggiudicazione di gare di appalto bandite dalla Regione Sicilia nel settore, appunto, degli eventi pubblici.
Anche grazie a intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, la Guardia di Finanza di Palermo ha ricostruito gli affari di un vero e proprio "cartello" costituito di fatto fra alcuni operatori economici in grado di condizionare l'esito delle varie procedure, attraverso una fitta rete di conoscenze e legami con funzionari pubblici e rappresentanti delle Istituzioni, alimentata da un diffuso "sistema" di favori, interessi e utilità di vario genere, comprensiva di fenomeni di corruzione di pubblici dipendenti (dirigenti e funzionari regionali), nonché mediante l'alterazione e/o la creazione di documenti ideologicamente falsi, quali, principalmente, fatture per operazioni inesistenti.

Nell'ambito di tale "sistema", si colloca la figura di Fausto Giacchetto, il principale indagato. Dalle indagini è emerso che la struttura organizzativa con a capo il professionista, riusciva a pilotare diverse gare pubbliche (per un valore di oltre 7 milioni di euro) concordando "a tavolino", le imprese beneficiarie delle sovvenzioni, con evidenti danni per le imprese concorrenti.
Tre in particolare gli appalti truccati sui quali si sono incentrate le indagini: Gare a procedura negoziata bandite dall'Assessorato al Turismo della Regione Siciliana, nell'ambito delle quali Giacchetto, avvalendosi del decisivo apporto di funzionari e dirigenti regionali, in particolare il Responsabile Unico dei procedimenti e in associazione con altri, ha di fatto "pilotato" l'intero iter in favore di imprese a lui riconducibili.
Acclarato per la corruzione degli altri personaggi coinvolti, anche l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per quasi 1 milione di euro, attraverso società di fatto amministrate dal professionista stesso, preordinato alla creazione di provviste da utilizzare a fini personali o quale prezzo per la corruzione di pubblici funzionari.

I reati contestati sono corruzione, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente, frode fiscale.
In tutto sono 47 le persone denunciate, sono state segnalate altre 11 persone.
Sequestrato il capitale sociale e beni aziendali di 5 società, nonché delle disponibilità patrimoniali e finanziarie riconducibili agli indagati, per un valore complessivo di oltre 28 milioni di euro.
Inoltre sono state circa 50 le perquisizioni locali, fra abitazioni ed uffici.
Un'operazione, quella di oggi, che ha visto 150 finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Palermo.

M.Ge.

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