Regione, basta tagli indiscriminati e “specchietti per le allodole”. È ora di pensare agli sprechi veri!

 

Sicilia. Carissimo presidente Crocetta, qualcuno si è accorto che in Sicilia non ce la si fa più? Il tasso di disoccupazione giovanile, e non solo, ormai è ai massimi storici, le attività produttive private chiudono a ritmi giornalieri impressionanti, l'orizzonte di una speranza è ormai avvolto in una nebbia fitta e invalicabile, chi può va via, chi non può farlo non ha più alcuna possibilità di programmare il proprio futuro. Manca una visione, un progetto di crescita, di futuro, si va avanti cercando di mettere toppe e ricucirne altre già vecchie e sfilacciate.
Il governo non ha un' azione precisa, una direzione su cui chiedere sacrifici ma anche su cui poter dare un senso a chi i sacrifici è disposto a farli. La politica è chiusa nel proprio palazzo, assorbita completamente nella determinazione di equilibri precari che come unico scopo hanno solo quello di garantire una classe dirigente chiusa a riccio che discute solo di poltrone, assessorati, maggioranze e nulla più.
Non si può più andare avanti nella direzione dei tagli verticali, orizzontali e trasversali, senza una logica di sistema, svuotando "pentole" per riempirne altre già bucate. Ma sopratutto non si può tagliare solo negli ambiti che riguardano esclusivamente i settori che penalizzano i cittadini: servizi pubblici, cultura, università, sanità e tanto altro... né tanto meno si può centrare il dibattito politico-amministrativo, come nell'ultimo anno e mezzo, su quanto guadagna un assessore o un deputato. Personalmente, a me, quanto guadagna Lei non " m' importa nulla" mentre sarei molto più interessato a sapere cosa si fa, cosa si produce, quali scelte vengono fatte, cosa producono tutti coloro che vengono pagati con i nostri soldi. Andrò contro corrente... non credo che bisogna "portare la politica fuori dai palazzi", bensì bisogna tenerla dentro, ma a lavorare, studiare, capire i veri problemi e i relativi interventi.
Tagli, tagliare, eliminare, queste sembrano essere le uniche parole d'ordine. Certamente è un'attività che va fatta, ma perché nessuno parla di una politica di tagli sugli sprechi?
Gli sprechi sono gli 11 mila euro al mese di un deputato? o ad esempio i 200 milioni all'anno di bolletta della luce che le strutture regionali pagano all'Enel? Nuove tecnologie, indipendenza energetica, fotovoltaico, energie alternative, "più alla femminina", mettere pannelli solari in ogni edificio pubblico, le dice nulla? Invece di togliere "un auto blu" si è chiesto i 250 milioni di euro bruciati solo per le incompiute della sanità, a quante auto blu corrispondono? Le decine di milioni di euro, persi per lo sviluppo di nuovi settori come quello cinematografico? (piaccia o non piaccia il prodotto) sono 24 milioni di euro quello che si è sperperato, senza alcun risultato, per finanziare stagioni della fiction Agrodolce, però mai realizzate. Oggi le famiglie non riescono ad avere un mutuo per comprare la prima casa, ma la Regione, per opere pubbliche finanziate e mai realizzate, paga milioni di euro all'anno solo per i relativi interessi bancari dei mutui. E sempre a proposito di case e mq, Lei sa che solo i dipendenti degli assessorati, più di 20 mila, lavorano in una superficie di oltre 600 mila mq? una media di 30mq a testa? Praticamente un monolocale! Quello stesso che una giovane coppia oggi non può comprare perché l'accesso al credito è regolamentato solo per favorire chi i soldi già li ha.
La lista degli sprechi della nostra macchina amministrativa purtroppo potrebbe essere ben più lunga, ma allora usiamo la scure iniziando da questi, centinaia di milioni di euro che potrebbero essere usati, investiti, destinati alla sburocratizzazione, alle infrastrutture viarie, al turismo, alla cantieristica navale, a usare la Sicilia per quella che è e che può offrire.

Carissimo presidente, io non credo che tutte le responsabilità possano essere sue, ma al timone della nave c'è Lei. Io le posso dire che come me, tanti sono disposti a non abbandonare la nave che affonda, ma preferire combattere contro le intemperie di un mare in tempesta, onda su onda, piuttosto che morire in questa lenta e inesorabile eutanasia.

di Ugo Piazza (nella foto)