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Truffavano gli anziani proponendo finti affari, denunciati 3 uomini. LE FOTO

Luca Rizzuto, Attilio Immesi,Gaetano Immesi - ArrestatiTre pluripregiudicati palermitani sono stati denunciati dalle Fiamme Gialle, si tratta di Luca Rizzuto, Attilio Immesi e Gaetano Immesi (nella foto da sx). I tre erano specializzati in truffe agli anziani, cui proponevano l'acquisto di monili spacciati come gioielli di grande valore.

L'operazione ha avuto inizio la scorsa settimana, quando i finanzieri in servizio al porto del capoluogo siciliano hanno fermato i tre appena sbarcati dalla nave proveniente da Napoli.
A insospettire le Fiamme Gialle è stata la dichiarazione dei tre di avere viaggiato separatamente, sebbene dalla lista d'imbarco della compagnia di navigazione risultasse che, in realtà, avevano condiviso la stessa cabina; un più approfondito controllo dei bagagli ha permesso di rinvenire, ben occultati fra gli effetti personali dei tre, complessivamente 14 mila euro in banconote da 50 e 100 euro.

A bordo della loro auto sono stati rinvenuti diversi gioielli, tra cui 2 anelli in oro bianco e rosso con brillanti incastonati, 78 brillanti, 45 sacchettini muniti di chiusura a clip adatti a contenere piccoli oggetti preziosi, oltre a diversi cartoncini plastificati, riportanti diciture in inglese, contenenti attestazioni di garanzia di originalità dei preziosi ed una lente d'ingrandimento a scomparsa del tipo normalmente in uso ai gioiellieri; i monili sono stati subito fatti analizzare da un esperto gioielliere, risultando tutti non autentici e di valore commerciale prossimo allo zero.

Secondo quanto accertato dai militari, i tre usavano una "sceneggiatura" ben collaudata per raggirare la vittima. Uno dei tre, di norma, recitava la parte dello straniero che parla in inglese, tranne qualche parola in italiano utile all'adescamento.
Dopo aver individuato per strada la vittima ritenuta più idonea, gli si rivolgeva per chiedere informazioni in un italiano stentato; ottenuta l'attenzione della vittima, l'uomo veniva raggiunto dal secondo complice che, ben vestito e dai modi garbati, spiegava alla vittima come lo straniero avesse urgente bisogno di rintracciare una gioielleria nelle vicinanze dove vendere alcuni gioielli di famiglia per recuperare, più o meno, mille euro.
I due quindi simulavano la telefonata al gioielliere, in realtà il terzo complice, il quale giunge da lì a poco sul luogo per effettuare una valutazione degli oggetti preziosi.
Terminata la "favolosa valutazione", il presunto gioielliere si allontana con un pretesto, lasciando la vittima in compagnia degli altri due complici; il secondo attore, a questo punto, proponeva l'"affare" alla vittima, suggerendole un acquisto congiunto dei gioielli ad un prezzo ovviamente scontato rispetto alla valutazione.

A garanzia dell'autenticità dei gioielli, i truffatori consegnavano all'anziano oltre ai finti preziosi anche un fantomatico certificato da fotocopiare. Fatta la fotocopia, la vittima tornava indietro per riconsegnare l'originale, ma al suo ritorno non trova più nessuno.