Oggi “silenzio” elettorale. Ma lunedì di che sentiremo parlare?

 

Il silenzio è d'oro, o per noi siciliani, con qualche "accezione" diversa , a megghio parola è quella che non si dice. Ormai i giochi delle urne sono chiusi, si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo. Tutto si ferma, tutti i candidati e partiti, almeno ufficialmente devono tacere per 48 ore.
Ma Lunedì, a responso palese, cosa ci sentiremo dire?
La mia personale sensazione è che queste elezioni europee, ed insieme ad esse numerose consultazioni locali amministrative, qualcosa ci diranno e lo faranno in maniera inequivocabile.

Ma come reagirà, nella propria instancabile eloquenza la politica tradizionale? Anche questa volta non ci saranno ne vinti ne vincitori, come avviene per ogni elezione? Qualcuno finalmente prenderà atto che qualcosa, nel rapporto esponenti politici e votanti, è cambiato.
Sembrerebbe di no. Dalle numerose dichiarazioni dell'antivigilia infatti cosa ascoltiamo: "Le Europee non sono un banco di prova politico"; "queste elezioni non sono un referendum sul governo"; "si vince per un voto, non hanno importanza i distacchi"; " noi andiamo avanti lo stesso" e via così dicendo....


Tutto fa presagire che, come in ogni elezione che si rispetti, gli specchi saranno pieni di arrampicatori con poche ventose nelle mani. Sentiremo dirci: L'astensionismo ci ha penalizzato. Come se l'astensionismo non è di per se un dato politico. Poi ci diranno a secondo degli schieramenti: Si ma se sommiamo i voti delle coalizioni abbiamo vinto noi. Ed ancora: se analizziamo il dato del 1999 relazionato con il trend del 2012 proporzionato alle politiche tolto il 3% aggiunto il 2%, in realtà noi cresciamo... Oppure: noi comunque abbiamo vinto perchè siamo un partito nuovo senza fondi. Per non parlare di dichiarazioni del tipo: certo il dato europeo ci penalizza ma nel comune di "roccacannuzza" abbiamo vinto... Ed ancora per non parlare del classico, i media ci hanno oscurati....
 

Resta chiaro che, tolti gli specchi su cui arrampicarsi, le Europee portando milioni di persone al voto, sono e come! un banco di prova e di verifica su tutto, per primo sull'operato di chi governa.
Se ad esempio il PD vince di pochi punti sui Grillini, siamo sicuri che è una vittoria? Se il Nuovo Centro Destra non raggiunge la soglia di sbarramento del 4% o la supera di poco, siamo sicuri che la sua permanenza al governo con il PD sia realmente legittimata? Se il nuovo, rappresentato dal riformatore, rottamatore Renzi, nonché presidente del Consiglio, viene affiancato da Grillo, chi può dire che questo non implichi un giudizio sull'operato del governo?
Io temo fortemente che anche questa volta, tutte le analisi e controdeduzioni del caso, proveranno a mantenere lo status attuale, compiendo l'ennesimo sbaglio, sia formale che dialettico. Perchè la politica è e deve restare un percorso e non come negli ultimi anni un bancone takeaway, in cui o si vince o si perde. In politica a volte si vince e a volte si perde e questo deve essere la vera base di partenza per il mantenimento e la costruzione di un assetto concretamente democratico. Il resto sono, come sempre, "chiacchiere".

di Ugo Piazza