Finanziaria. Armao: ''Il testo alimenta pratiche corruttive''

La rivoluzione Crocetta comincia dal passato remoto. Altro che digitalizzazione delle Pa. Addio riforme. L'art. 7 della bozza del maxiemendamento presentato dai tecnici del Gabinetto di Crocetta per la finanziaria 2013 prevede l'abolizione dell'obbligo per le pubbliche amministrazioni di rendere noti dati di interesse pubblico. Un passo indietro di almeno dieci anni rispetto alle riforme portate avanti dall'Unione Europea e dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione nell'ambito delle politiche di E-government.

A farcelo notare è proprio il professor Gaetano Armao, ex assessorare regionale all'Economia della Regione Siciliana e presidente dell'associazione Open Government nonchè promotore del PITRE, il Piano per l'Innovazione Tencologica della Regione, mai approvato dall'amministrazione Crocetta. "Un fatto gravissimo – afferma Armao - che alimenta pratiche corruttive e sottolinea la mancanza di attenzione di questa amministrazione verso la necessità di maggiore trasparenza. Anni di lavoro buttati via per avvantaggiare l'interesse di pochi".

Secondo quanto previsto all'interno del documento di programmazione finanziaria, che dovrebbe andare oggi in discussione all'Ars, il comma 5 dell'art. 7 prevede l'abrogazione del comma 1 e 2 bis della L.R. n. 22 del 2008 con il quale si obbligano le aziende pubbliche a rendere noti sui rispettivi siti internet tutti gli atti deliberativi adottati dalla giunta e dal consiglio e le determinazioni sindacali e dirigenziali, ai fini di pubblicità di notizia. Ma non solo, il comma 2 bis che verrebbe abrogato obbliga le amministrazione a pubblicare on line tutti gli adottati dai consigli di amministrazione e le determinazioni presidenziali e dirigenziali. Una rivoluzione che porterebbe di nuovo: "Ad una Pa opaca che non promuove la trasparenza in Sicilia e non consente ai cittadini di visualizzare dati di interesse pubblico – ha continuato Armao".

Secondo la legge quadro sulla comunicazione pubblica (L.150/2000), la trasparenza e la partecipazione sono i principi cardini dell'attività delle amministrazioni volte al conseguimento di obiettivi di condivisione da parte dei cittadini. Ricordiamo, a tal proposito, che al termine del suo mandato l'assessore Armao presentò un documento di approvazione del Piano Regionale per l'Innovazione Tencologica che avrebbe consentito uno snellimento delle procedure amministrative con l'adozione di strumenti di open government e con l'attivazione di iniziative "Open Data" che forniscono la possibilità alle amministrazioni pubbliche di condividere, tramite sistemi aperti, tutti i documenti digitali. Nonostante le polemiche che seguirono quel documento, ad oggi l'amministrazione Crocetta non ha proposto nulla di simile.

La riorganizzazione del sistema tencologico che consentirebbe anche un risparmio di costi non indifferente non sembra essere in programma. Anzi, la trasparenza della regione ha subito diversi contraccolpi in questi mesi e oggi l'ennesimo ritorno al passato che segue di pochi giorni la notizia dello stop alla proposta di bilancio di spendere 33 milioni di euro per la pubblicazione su quotidiani locali e regionali di notizie riguardanti l'attività delle Pa. Ci chiediamo dunque, a ragion d'essere, se qualcuno abbia comunicato al governatore quali sono le leggi che regolano la comunicazione istituzionale in Italia. Ci sembra paradossale che si richiedano somme cosi ingenti per la promozione delle notizie sui quotidiani quando, invece, basterebbe aggiornare costantemente il sito internet della Regione Siciliana e invitare gli amministratori degli Enti Locali a consultare le "Linee Guida per i siti web della Pa" - pubblicate dal Dipartimento della Funzione Pubblica nel 2012 - che prescrivono dettagliatamente tutte le azioni da avviare per la trasparenza del sistema e per la partecipazione dei cittadini. Chissà, a questo punto, se tra i 1600 emendamenti, presentati ieri a Palazzo dei Normanni, almeno uno difenderà questo ennesimo esempio di mancata rivoluzione.

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