È proprio così oggi e domani i palermitani sono chiamati nuovamente alle urne per decidere quale, tra il giovane Fabrizio Ferrandelli e l'instancabile Leoluca Orlando dovrà amministrare la città per i prossimi cinque anni. Infatti da martedì la questione non potrà essere più, chi ha vinto o ha perso, perchè bisognerà amministrare e governare e bisognerà farlo al meglio, cosci che la strada è più che in salita. Chi siederà sulla poltrona di sindaco, non avrà alibi ne scuse, o sarà capace o non lo sarà, i problemi sono ben noti a tutti e due i pretendenti, toccherà ora mettere in pratica e verificare la percorribilità delle soluzioni declamate in questa lunghissima campagna elettorale. Si perchè nella nostra città la situazione è tutt'altro che serena i problemi hanno un nome e cognome e non si ci potrà girare intorno puntando il dito sulle pregresse amministrazioni. Quello che è stato è stato, e noi tutti che abbiamo votato i precedenti amministratori siamo in quota parte complici. Ora c'è bisogno di soluzioni e di risposte, ora c'è bisogno di futuro. Di futuro, proprio così, di un futuro che non sia solo prospettico e sognatore, c'è bisogno di amministratori capaci e coscienti del proprio ruolo che prima di restituire Palermo al mondo siano capaci di tracciare la strada per restituire la città ai suoi cittadini. Ma sopratutto c'è bisogno di un nuovo senso di responsabilità da parte di tutti i palermitani, responsabilità nel nel sentirsi parte integrante di qualcosa di più grande che si chiama società. Responsabilità proprio così, perchè quella macchina in doppia fila che blocca il traffico proprio quando si ha fretta è di qualcuno di noi, perchè quella carta buttata per strada dopo aver mangiato un buon gelato è di qualcuno di noi, perchè quella omessa dichiarazione iva o scontrino non battuto ne richiesto è di qualcuno di noi, perchè un abuso subito e non denunciato è di qualcuno di noi, perchè una tangente proposta e accettata uccide un posto di lavoro che è di qualcuno di noi, perchè chiedere un favore al politico di turno senza capire che quel favore è in realtà un diritto, uccide quel diritto che è di qualcuno di noi.