I fatti risalgono al 12 maggio 1989, quando nel caveau della Cassa di risparmio per le province siciliane venne scoperta la sparizione di valori bollati per un valore di 32 miliardi di lire, di cui la Cassa era custode e incaricata, per conto dell'assessorato regionale al Bilancio, della distribuzione ai rivenditori.
Per il furto, attribuito da alcuni collaboratori di giustizia alle cosche che fecero arrivare tecnici da Roma per disattivare i sistemi di allarme, vennero processati per appropriazione indebita il capo ufficio responsabile del caveau del magazzino centrale, il metronotte in servizio di vigilanza e un commesso, nel 1992 assolti dal tribunale di Palermo per non aver commesso il fatto.