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Museo della mafia a Los Angeles, quando al cattivo gusto non c'è mai fine

mob-museum

Ammettiamolo, una volta tanto l'idea di fare un museo sulla mafia è nata per prima in Italia, precisamente dall'ex sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi. Un'idea che serve però a far trasparire tutto l'orrore ed il disgusto che può provocare la mafia ed i suoi esponenti, non certo a celebrare criminali incalliti.

"Venghino signori venghino, fate una foto con Tano Badalamenti, si entra per Charles Manson e si esce con la giacca del boss che trafficava droga da Brooklyn a Palermo", ecco il tono dell'ultima (macabra) trovata del divertimento made in USA. Una trovata ancora più assurda se pensiamo a chi gestisce il Mob Museum, ovvero un ex agente dell'FBI, annuncia trionfante "come in ogni storia criminale ci siano due parti da scoprire", alludendo al fascino irresistibile del male.

Come dargli torto? In Italia siamo riusciti ad organizzare i tour della morte ad Avetrana, molti processi cominciano e finiscono in tribune televisive prima ancora di cominciare nei loro luoghi di competenza, ovvero i tribunali. Un modo di speculare e di vivere la vita, normale negli USA e nel mondo anglosassone, dove tutto è lecito purché faccia profitto, non dipende da dove si possa attingere.

Il gangsta, l'essere arrogante e mafioso, è un modo di vivere considerato cool, in una parola, dalla west coast alla east coast, fare il bulletto che parla come un mafiosetto, fa figo. Non si sa cosa ci sia dietro quel modo d'essere, quell'imposizione brutale e violenta che non si ferma all'adrenalina dell'azione militare vecchio stile. La mafia è fatta di colpi alle spalle, di omicidi e stragi compiute in modo vigliacco, non c'è nulla dello spirito del self made man che piace tanto oltreoceano, in tutte le sue sfaccettature. 

Poche, pochissime voci di protesta si sono levate dall'Italia, nessuna presa di posizione ferma e decisa. La questione forse non è rilevante, non interessa. Per lo stesso filo logico, potremmo benissimo aprire un museo commemorativo dei dirottatori dell'undici settembre, invitare i turisti a scoprire "i due volti del male" e guadagnarci qualcosa, con buona pace del rispetto per gli esseri umani che hanno sofferto.

Tutto questo fortunatamente non accadrà mai alle nostre latitudini, grazie a quel senso, di decenza e buon gusto, che nessun popolo al mondo potrà mai invidiare all'Italia e di cui, purtroppo, il resto del mondo sembra essersi dimenticato da troppo tempo.