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Formazione o formazione professionale?

 


Premetto che questa è e vuole essere una riflessione personale, figlia di tanta lettura e qualche "piccola esperienza". Chiamiamola pure una discussione da bar. Luogo in cui spesso è più tangibile l'umore e il pensiero schietto e immediato di tanti cittadini.

Si sa che per realizzare i propri sogni, per eccellere, è necessario lavorare sodo anche grazie a quelle opportunità che ti permettono di costruire un futuro. La "formazione professionale" è l'opportunità principe che possa essere data a qualcuno per realizzare i propri sogni, per potere emergere.

In una terra come la nostra, dove la parola formazione (per come la intendiamo noi), anche nel vulgo, non è più accompagnata dall'aggettivo "professionale", rimettere ogni cosa nel posto giusto dovrebbe essere la priorità. In questo breve articolo incrocerete la parola formazione in forma accompagnata e non, comprendendone il senso che ormai spesso si è perso.

La formazione professionale deve avere lo scopo primario di colmare la domanda insoddisfatta di lavoro qualificato proveniente dal mercato del lavoro, quindi dalle aziende, attraverso la qualificazione di un "disoccupato" (nelle sue forme più svariate) alla più o meno costante ricerca di un'occupazione.

Purtroppo, negli anni, in Sicilia la "formazione" ha soltanto risposto ad un'esigenza parcheggio temporaneo, ad una richiesta di favore, un luogo dove attendere qualcosa in attesa di qualcos'altro, diventando spesso un ammortizzatore sociale. Non manca, per fortuna, qualche eccellenza ma, alla fine, nella maggior parte dei casi di questo si è trattato. E, che sia chiaro, questo non è e non vuole essere un atto di accusa nei confronti degli operatori della "formazione", anzi! I primi ad essere stati mortificati da questa distonia del sistema sono stati loro, chiamati spesso, molto spesso, a salvaguardare il proprio posto di lavoro più che ad essere spronati a fornire nuove e diverse opportunità.

Il mondo del lavoro cambia molto velocemente, accade pure adesso mentre vi scrivo... le nuove tecnologie in ogni campo hanno portato alla sostituzione dei metodi di lavoro tradizionali con nuovi modelli, che chiedono nuove forme di approccio al lavoro. Un mix di diverse abilità che hanno obbligato le aziende sia per scelta, sia per resistere, a cercare nuove risposte alle istanze di produttività e qualità.

La formazione professionale quindi non può non tenere conto di tali esigenze e per via di questo cambiamento, il formando ha necessità di conoscerle, di essere educato ad acquisire questa diversa combinazione di abilità. Per un'azienda, il personale qualificato è fondamentale al pari del dipendente che mira al mantenimento ed al miglioramento della propria posizione lavorativa. E, dove la formazione professionale diventa un processo pianificato per modificare l'atteggiamento, la conoscenza ed il comportamento delle abilità attraverso l'apprendimento/esperienza permettono di ottenere prestazioni efficaci in un'attività o in una gamma di attività.

La richiesta di impiegati realmente qualificati esiste, il mercato del lavoro è costretto ad adeguare il valore del capitale umano ed intellettuale richiesto dal mercato. Diventa quindi impossibile non confrontarsi con le aziende e, certamente, non servono, non possono servire dei protocolli inutili per accreditamenti "farlocch"i votati soltanto all'ottenimento di un bollino paragonabile, nella sostanza, soltanto a quello delle banane.

Non desidero citare esempi, ma fermatevi un attimo e chiedete al primo imprenditore che incrociate quale sia la sua reale necessità: la prima risposta sarà quella di personale qualificato in base alle esigenze della sua azienda.

La forbice si è allargata, con un crescente deficit in competenze chiave o fondamentali con il resto d'Italia, ancor di più con il resto d'Europa. Il che non promette nulla di buono per il futuro dei nostri ragazzi. E nessuno osserva cosa sta accadendo agli over 40, che perdendo il lavoro, vagano spaesati per mondi inesplorati. Ma questa è un'altra storia!

Dove la formazione professionale passa per le aziende, i livelli di occupazione aumentano perché lo sviluppo delle capacità dei dipendenti cresce attraverso un'istruzione ed una formazione professionale che coinvolge realmente tutti gli attori.

La sfida è questa. Serve un'inversione ad U che metta intorno ad un tavolo imprese, formatori, esperti; un luogo dove domanda ed offerta si incontrano e si scontrano dando vita a circoli virtuosi volti allo sviluppo e basta. Ma siamo pronti per questo? Abbiamo il coraggio di farlo?

Giuseppe Labita (nella foto)