Il giorno dopo la strage, sul giornale L'Ora di Palermo spunta un messaggio di condoglianze firmato da un tale Muammar Gheddafi che recita: "Esprimo le mie condoglianze alle 81 vittime innocenti uccise la scorsa notte, senza la loro morte io oggi non sarei qui". Un messaggio alquanto esplicito che oggi spiega ancor di più la fine fatta dal colonnello libico. Come è stato possibile organizzare in poco tempo una "guerra umanitaria" contro il regime libico di Gheddafi dopo 41 anni, come mai la stessa reazione veemente non è stata usata con la Siria, perché sembra arrivato il momento giusto di chiudere i conti con il colonnello Gheddafi? La risposta è contenuta su di un sito, creato apposta da un ex agente della CIA operativo in Libia, Susan Lindauer, che ci racconta la sua storia.
Storicamente, Gheddafi è stato così tenace e protettivo con la sua gente che ha rifiutato di consegnare due suoi cittadini per il processo Lockerbie a fronte di anni di sanzioni della Nazioni Unite. Gheddafi sapeva che gli uomini erano innocenti e che non avrebbero avuto un giusto processo. Questo perché la storia del Lockerbie era un’operazione false flag per nascondere lo sporco coinvolgimento della CIA nel traffico d’eroina che usciva dalla Valle della Bekaa in Libano durante la crisi del sequestro di Terry Anderson. Un team congiunto di investigatori di CIA, FBI e dell’Intelligence della Difesa stavano volando quel giorno sul volo Pan Am 103, diretti a Washington per smascherare il cartello dell’eroina, quando l’aereo è esploso sopra Lockerbie, in Scozia. La Libia è stata messa in mezzo come capro espiatorio, ma come nell’11 settembre la verità non ha voluto morire. E Gheddafi si è rifiutato di farsi da parte. È rimasto al fianco del suo popolo, malgrado le punizioni internazionali. Le supposizioni di Gheddafi si sono poi dimostrate corrette. In uno dei più vergognosi episodi di corruzione di sempre che si sono visti nelle Corti Internazionali, gli Stati Uniti si sono comprati due testimoni al processo Lockerbie con un pagamento di 4 milioni di dollari. Dopo che i due testimoni hanno ammesso e confessato i pagamenti, l’unico libico incarcerato per la bomba del Pan Am 103, Abdelbasset Megrahi, è riuscito a ottenere un “rilascio compassionevole” dalle prigioni scozzesi nell’agosto del 2009, in modo da poter tornare a casa per morire di cancro. La azioni di Gheddafi rivelano molto del suo carattere. Da vero leader, potrebbe buttare la sua gente in pasto ai lupi? O abbandonarla per convenienza? Sappiamo di no. Ritiene che i cittadini libici siano cosa sua. Li protegge non importa quale sia il costo da sostenere.
Quanto segue racconta la brutalità delle truppe dei ribelli coperte dalla Nato, ne consigliamo la lettura esclusivamente ad un pubblico pronto a leggere della crudeltà della guerra
I ribelli hanno usato lo stupro come una punizione nel periodo di guerra per le famiglie pro- Gheddafi o per quelle “neutrali”. Nella cultura islamica, tutta la famiglia si sente stigmatizzata dopo uno stupro, una sorta di punizione collettiva. Proprio adesso un team di avvocati donne a difesa dei diritti umani stanno intervistando le vittime delle violenze. Qui potrete trovare report di due persone che hanno assistito agli stupri e di altri testimoni oculari. Per le dichiarazioni degli avvocati sugli aspetti più generali, andate su www.obamaslibya.com. Comunque queste non sono le storie più scioccanti. Il problema è viaggiare per centinaia di chilometri attraverso posti di blocco e bombardamenti. Per chiarire la cosa, il 22 giugno alcuni investigatori non governativi stanno percorrendo 250 chilometri per filmare un ragazzo che è stato castrato e a cui sono stati strappati tutti e due gli occhi dai ribelli NATO come forma di punizione per aver rifiutato di unirsi alla loro unità paramilitare. Un’altra ripresa che è stata raccolta viene da un padre, che descrive il rapimento della figlia vergine, che fa parte di una famiglia pro- Gheddafi. Dopo averla strappata dalla casa con la pistola puntata e averla portata a uno stupro di gruppo, i ribelli NATO le hanno tagliato i seni con un coltello e lasciata morire di emorragia. Gli investigatori dei diritti umani stanno intervistando una donna libica di Zawia che è sopravvissuta, dopo un brutale stupro collettivo, al taglio delle mammelle. Miracolosamente, gli scioccati testimoni sono riusciti a salvarle la vita dopo che gli eccitati ribelli se ne erano andati, sparando raffiche al cielo. È stata ricoverata, ma è troppo compromessa fisicamente e mentalmente per poter reggere un’intervista in questo momento. Gli avvocati internazionali dei diritti umani sono in posizione di stallo.
La CIA andrà fuori di testa per il fatto che io li abbia pubblicati. Ma dei bravi agenti dell’Intelligence dovrebbero sempre essere brutalmente onesti. Non ci deve venir nascosta una verità tanto agghiacciante. Dovremmo ricevere quelle informazioni di cui i leader e la comunità hanno bisogno per intraprendere le scelte politiche più oculate. E invece siamo di fronte a una pessima, davvero pessima intelligence. Ma sbaglierei se vi dovessi risparmiare tutto questo. Come ex agente USA, gli Stati Uniti dovrebbero rompere i legami con i ribelli libici e tagliare i finanziamenti all’istante. Poi ognuno decide per sé.