Storia di Maria Chiara e delle punte d'acciaio

Dopo averla intervistata, ci ho messo molto tempo a scrivere questa storia, forse anche per capirla. Perché è una storia di coraggio e determinazione, fatta di rinunce del cuore e di grande passione dello spirito. O forse perché come in tutte le storie che si guardano con sgomenta ammirazione vi si cerca qualcosa di autobiografico, che però quasi sempre, in barba alla psicanalisi, realmente non c'è.

 È la storia di Mariachiara, che da 11 ad appena 18 anni si è fatta donna in punta di piedi..... o meglio dire, in punte d'acciaio.Maria Chiara come me la ricordo, quasi un decennio fa, era una ragazzina magra con la pelle bianca bianca e gli occhi profondi. Timida a vedersi, chiusa in se stessa,comunque mai triste. Superato il primo scoglio della diffidenza, in perfetta bonne éducation, il suo sorriso riesce ad illuminare il proprio e l'altrui viso. Oggi è una splendida ragazza dai lunghi capelli neri e dagli occhi ancora più profondi, custodi nei propri abissi, del dono ricevuto e di una promessa mantenuta. Che cos'è un dono, il talento vero, crudo e scarnificante? Quale è l'origine della passione che, se non coltivata, non dà una ragione d'esistere? così intensa da non poter essere diversa da se stessi. Un corpo al servizio della passione e non viceversa. Un grido profondo che dà forma alla necessità di esprimersi. Quale esile impalcatura potrebbe reggere tanta forza, quale esplosione potrebbe salvare l'involucro che la contiene inespressa prima della deflagrazione? Come può una bambina di 11 anni decidere di lasciare la propria casa, gli amici, l'adorata famiglia, la propria mamma? Quale promessa può essere tanto forte, per lasciare tutto e abbandonarsi, tra le discipline, a quella più dura, com'è l'arte della danza classica? Si, perché Maria Chiara a soli 11 anni, con la casualità delle grandi imprese, affronta e supera un'audizione nel tempio della danza italiana, la Scala di Milano. Bisogna lasciare tutto e subito, l'occasione è di quelle che ti possono cambiare la vita o male che vada distruggertela per sempre. Lasciare tutto, a quella età in cui il tutto in realtà è fatto di poco, ma di quel tanto che basta per vedersi felice. Dentro c'è la promessa che batte e rivendica il suo valore forte e irrinunciabile, e ad essa Maria Chiara non può che fare fede. Entra nel collegio della Scala pronta a iniziare il percorso di “acciaificazione” delle proprie punte. Anni duri, durissimi, ma mai tentennanti, si perché è sciocco pensare che chi riesce a seguire i propri sogni è fortunato e basta, anzi, a ben dire, la fortuna non c'entra nulla. Sudore, sofferenza e determinazione è quello di cui bisogna parlare. Carne che diventa granito, animo che diventa inarrestabilità, punte che diventano acciaio. Certo aver talento aiuta, perché è proprio esso che non dà alternative a fare e a essere ciò che si fa e si è, perchè il talento non è un'abilità, ma uno stato dell'animo. Ma in quell'abisso di occhi scuri, la promessa di Maria Chiara, non è quella di fare solo la ballerina, ma di essere una etoile, che è cosa ben diversa. Etoile vuol dire essere la prima, dove il significato del numero uno trova espressione solo nel proprio massimo cinismo. L'uno è uno, prima c'è il niente, dopo c'è solo il numero due.

 Gli anni passano e Maria Chiara cresce, pur restando esile e bianca, ormai i lunghi capelli neri contornano un viso non più adolescenziale ma femminile. I suoi occhi sono sempre più neri e profondi e lontani dalla sua Sicilia. Non più la Scala, non più Milano ma Londra e il Royal Ballet il tempio di qualsiasi danzatore al mondo. Si perché il talento di Mariachiara è di quelli a cui non si può sfuggire e non si lascia sfuggire.

 Quella nella foto è Mariachiara Crisafi è palermitana, è Siciliana. Classe 1994, una generazione che ha in mano il futuro del mondo, spesso criticata e “videogioco” classificata, ma fatta anche di esempi come quelli di Maria Chiara, a cui non va caricato il peso di rappresentare più di quello che straordinariamente ogni giorno rappresenta. Se stessa e il proprio talento. Dorme, in questa foto, ma il suo sogno è reale, fatto di sofferenza e sudore acre, ma che non ha bisogno di diventare realtà, perché proprio nella realtà è cresciuto, confrontato e determinato. Mariachiara in questa foto sta solo riposando...

di Ugo Piazza


 

Dopo averla intervistata, ci ho messo molto tempo a scrivere questa storia, forse anche per capirla. Perché è una storia di coraggio e determinazione, fatta di rinunce del cuore e di grande passione dello spirito. O forse perché come in tutte le storie che si guardano con sgomenta ammirazione vi si cerca qualcosa di autobiografico, che però quasi sempre, in barba alla psicanalisi, realmente non c'è.

È la storia di Mariachiara, che da 11 ad appena 18 anni si è fatta donna in punta di piedi..... o meglio dire, in punte d'acciaio.

Maria Chiara come me la ricordo, quasi un decennio fa, era una ragazzina magra con la pelle bianca bianca e gli occhi profondi. Timida a vedersi, chiusa in se stessa,comunque mai triste. Superato il primo scoglio della diffidenza, in perfetta

bonne éducation, il suo sorriso riusce ad illuminare il proprio e l'altrui viso. Oggi è una splendida ragazza dai lunghi capelli neri e dagli occhi ancora più profondi, custodi nei propri abissi, del dono ricevuto e di una promessa mantenuta. Che cos'è un dono, il talento vero, crudo e scarnificante? Quale è l'origine della passione che, se non coltivata, non dà una ragione d'esistere? così intensa da non poter essere diversa da se stessi. Un corpo al servizio della passione e non viceversa. Un grido profondo che dà forma alla necessità di esprimersi. Quale esile impalcatura potrebbe reggere tanta forza, quale esplosione potrebbe salvare l'involucro che la contiene inespressa prima della deflagrazione? Come può una bambina di 11 anni decidere di lasciare la propria casa, gli amici, l'adorata famiglia, la propria mamma? Quale promessa può essere tanto forte, per lasciare tutto e abbandonarsi, tra le discipline, a quella più dura, com'è l'arte della danza classica? Si, perché Maria Chiara a soli 11 anni, con la casualità delle grandi imprese, affronta e supera un'audizione nel tempio della danza italiana, la Scala di Milano. Bisogna lasciare tutto e subito, l'occasione è di quelle che ti possono cambiare la vita o male che vada distruggertela per sempre. Lasciare tutto, a quella età in cui il tutto in realtà è fatto di poco, ma di quel tanto che basta per vedersi felice. Dentro c'è la promessa che batte e rivendica il suo valore forte e irrinunciabile, e ad essa Maria Chiara non può che fare fede. Entra nel collegio della Scala pronta a iniziare il percorso di “acciaificazione” delle proprie punte. Anni duri, durissimi, ma mai tentennanti, si perché è sciocco pensare che chi riesce a seguire i propri sogni è fortunato e basta, anzi, a ben dire, la fortuna non c'entra nulla. Sudore, sofferenza e determinazione è quello di cui bisogna parlare. Carne che diventa granito, animo che diventa inarrestabilità, punte che diventano acciaio. Certo aver talento aiuta, perché è proprio esso che non dà alternative a fare e a essere ciò che si fa e si è, perchè il talento non è un'abilità, ma uno stato dell'animo. Ma proprio in quell'abisso dei propri occhi scuri, la promessa di Maria Chiara non è quella di fare la solo la ballerina, ma di essere una etoile, che è cosa ben diversa. Etoile vuol dire essere la prima, dove il significato del numero uno trova espressione solo nel proprio massimo cinismo. L'uno è uno, prima c'è il niente, dopo c'è solo il numero due.

Gli anni passano e Maria Chiara cresce, pur restando esile e bianca, ormai i lunghi capelli neri contornano un viso non più adolescenziale ma femminile. I suoi occhi sono sempre più neri e profondi e lontani dalla sua Sicilia. Non più la Scala, non più Milano ma Londra e il Royal Ballet il tempio di qualsiasi danzatore al mondo. Si perché il talento di Mariachiara è di quelli a cui non si può sfuggire e non si lascia sfuggire.

Quella nella foto è Mariachiara Crisafi è palermitana, è Siciliana. Classe 1994, una generazione che ha in mano il futuro del mondo, spesso criticata e “videogioco” classificata, ma fatta anche di esempi come quelli di Mariachiara, a cui non va caricato il peso di rappresentare più di quello che straordinariamente ogni giorno rappresenta. Se stessa e il proprio talento. Dorme, in questa foto, ma il suo sogno è reale, fatto di sofferenza e sudore acre, ma che non ha bisogno di diventare realtà, perché proprio nella realtà è cresciuto, confrontato e determinato. Mariachiara in questa foto sta solo riposando...