A TRABIA, L’ORIGINE DEL CALCIO MERCATO CON IL PRINCIPE RAIMONDO LANZA

trabiaQuando scendo alla stazione centrale di Milano non posso fare a meno di volgere lo sguardo verso l'Hotel Gallia, sede storica del calcio mercato, situato sulla destra della piazza. E' un breve ma intenso viaggio nella memoria di un calcio fatto di tradizioni, usi, costumi forse ingenui, talvolta folkloristici, ma che hanno fatto del calcio un fenomeno non secondario della nostra società. E' un mondo che, come scrive Eduardo Galeano, "è una follia che rende l'uomo bambino per un attimo, lo fa giocare come gioca il bambino con il palloncino o come gioca il gatto con il gomitolo di lana".
E in questo mondo trova coerente collocazione, nell'estate del 1950, la favola del calcio mercato dei tempi d'oro, la fiera dei sogni che appassiona i tifosi anche più dello stesso campionato.
In questo periodo, osserva Umberto Morace, i giornali sportivi aumentorono vertiginosamente la loro diffusione. Nei saloni del Gallia si pasteggiava a champagne e facevano passerella magnati e belle donne (ma anche anonimi dirigenti di club minori che, per acquisire popolarità, usavano elargire laute mance alle telefoniste che li chiamavano ripetutamente in cabina per rispondere a telefonate fantasma).
L'atmosfera era elegante e godereccia ed era quasi una tradizione annunciare all'ultimo secondo utile l'affare dell'anno. Fuori bivaccavano i tifosi in attesa della lieta novella e andavano a nozze giornalisti e fotografi. I presidenti che avevano realizzato i colpi più importanti ricevevano in diretta gli osanna della folla, gli altri uscivano dal retro dell'albergo per sfuggire alla contestazione.
Alla leggenda del Gallia, racconta Adalberto Bortolotti, diede un decisivo impulso un nobile siciliano, il principe Raimondo Lanza di Trabia che aveva assunto la presidenza del Palermo. Alto, magro, baffetti nerissimi impaziente di farsi consumare dalla bella vita, il principe aveva gusti raffinati anche in materia di calcio. A Milano arrivava in vagone letto e prendeva possesso della lussuosa suite che gli era riservata per un mese.
Il suo consigliere ed assistente era Gipo Viani - grandissimo uomo di calcio che - dopo aver portato la Salernitana in Serie A con un originale modulo tattico difensivo ("il c.d. vianema") - si era trasferito alla corte del principe.
Il regista del mercato dunque era Gipo Viani - chiamato lo sceriffo" o "John Wayne" per la sua somiglianza al grande attore americano. L'anfitrione Lanza di Trabia che riceveva i suoi ospiti spesso immerso nella vasca da bagno e con un bicchiere di whisky in mano. Il principe concluse tragicamente la sua esistenza. Si racconta che lasciò in eredità alla sua compagna (una bellissima attrice) la proprietà del calciatore Martegani.
Alla vicenda s'ispirarono Garinei e Giovannini con il musical "La padrona di Raggio di Luna" nel quale il protagonista, per motivi editoriali, prese il nome di Selmosson.
Gipo Viani, passato al Milan, divenne il protagonista assoluto del mercato oscurando il suo antagonista, Walter Crociani, un romano spericolato detto "il commendatore".
Dopo di lui emerse Italo Allodi.
Nei primi anni settanta il calcio mercato cambiò sede ed usanze, passando dal periodo romantico a quello manageriale. Nel 1976 emigrò nella periferia milanese nell'albergo Leonardo dove, due anni dopo, il Pretore di Milano Costagliola lo dichiarò illegittimo rendendo urgente l'emanazione di provvedimenti normativi che portarono alla legge 23 marzo 1981, n. 91.
Il calcio mercato venne ricondotto nell'ambito istituzionale della Lega Nazionale Professionisti e in sedi sempre più periferiche ed anonime. Divenne più ordinato e funzionale ma perse il fascino, le follie e le stravaganze di un tempo.
Scomparvero personaggi pittoreschi che recitavano spesso copioni esilaranti.
Poi le esigenze di un calcio globalizzato e bisognoso di adeguarsi e confrontarsi con il calcio degli altri Paesi hanno portato ad un mercato pressoché aperto tutto l'anno e, dopo la sentenza Bosman, in tutte le direzioni. Così come le stesse esigenze hanno sollecitato la nascita degli agenti dei giocatori e d'organizzazioni manageriali che operano con professionalità e continuità al servizio delle società e dei calciatori. Il tutto trova motivo e giustificazione nell'ottica evolutiva di un mondo che ha registrato profonde trasformazioni.
Eppure rimane un sottile rimpianto per quelle estati trascorse sotto l'ombrellone attaccati alle radioline o sfogliando i giornali sportivi alla ricerca di notizie dal Gallia che avrebbero alimentato speranze ed illusioni per il campionato che stava per iniziare, dopo una lunga e benefica sosta.
Torniamo alla Sicilia e a Raimondo Lanza.
Nasce nel 1915 figlio illegittimo di Giuseppe Lanza Principe di Scordia e Magda Papadopuli che era sposata allora con il Principe Potenziani e, quindi il ragazzo nasce in una località segreta del nord e non qui in Sicilia.
Per i primi sedici anni viene nascosto, vive a Roma, il padre era deputato del regno, segretario particolare di Vittorio Emanuele Orlando che era Presidente del Consiglio ed inoltre parente di Lanza.
Nel 1927 perse il padre perchè ammalatosi durante un viaggio; muoiono anche i nonni, muore il senatore Pietro Lanza di Trabia gentiluomo di corte e la nonna, donna Giulia che era dama di compagnia della regina Elena.
Cessano i tabù il ragazzo viene portato a Palermo che vivrà tra Palazzo Butera, Comune di Trabia e la dimora estiva di Bagheria.
Viene nel 1929 adottato dallo zio Tavio Lanza di Camastra, quindi poté finalmente avere il cognome: Lanza; i primi 12 anni visse con un cognome di fantasia.
Siamo negli anni '50, Raimondo Lanza è una figura complessa, incredibile, ha consegnato lui le armi ai partigiani nella notte tra il 7 e l'8 settembre del '43.
Era fascista, grande amico di Edda Ciano Mussolini, anzi con Edda ha avuto una relazione amorosa; era molto amico di Galeazzo Ciano e di altri personaggi incredibili.
Andava a cacciare le tigri in Persia con lo Scià, ospite di Retza e Soraya.
Era tenente anche se la divisa non la ha mai indossata era sempre in borghese; era l'uomo di fiducia del generale Carbone ed al Grand Hotel di Roma consegnò le armi ai partigiani per cacciare i tedeschi da Roma.
Questo è il tratto storico-politico passiamo a quello calcistico.
Nel '47 si accorse che il Palermo bivacchiava in serie B e che non avrebbe avuto nessuna possibilità di rimonta con l'allora presidente Beppe Agnello; decise con un gruppo di amici, tutti nobili, di prendere in mano la situazione.
Amava il calcio, seguiva il calcio già dagli anni '30.
Decise che il Palermo doveva tornare in serie A dovendo avere un suo ruolo importante, prende il Palermo e comincia ad ingaggiare giocatori importanti e, soprattutto comincia una rivalità calcistica con il suo amico del cuore Gianni Agnelli.
Un giorno gli arriva una soffiata di un bel giocatore che arriva dall'est e si chiama Helge Broneè, si rende conto che non c'erano i quattrini e lo acquista con l'assegno suo personale (pensate come erano le carte della società) il 30 giugno del 1950 per £ 13. 927. 000.
Gipo Viani che era una creatura di Lanza, prendeva uno stipendio annuale con il Palermo; il signor Viani per bloccare Broneè ed altri due giocatori, prese qualcosa come £ 500.000 di allora (l'operaio guadagnava £ 15.000-18.000 al giorno).
Trabia, aveva come luogo magico la biblioteca dove i presidenti concludevano gli affari, come con il presidente del Milan di allora Umberto Trabattoni, De Grandi lo ha concluso proprio qui; le parole bastavano più delle carte di oggi.
De Grandi lo acquista anche se non voleva scendere in Sicilia che aveva messo terrore con Salvatore Giuliano; Raimondo gli chiese: "Quanto prendi al Milan" e lui rispose: " 5 milioni", così replicò: " Io te né do 9". De Grandi arrivò subito a Palermo. Nelle ultime 12 ore si piazzava al telefono chiamava i presidenti quelli che doveva chiamare per concludere gli affari. Viaggiava moltissimo, un bel giorno al Gallia ed al Savoia da appuntamento a Gipo Viani.
Raimondo Lanza era molto bizzarro, aveva l'autista ma nonostante questo, guidava sempre lui. Viani lo raggiunse a 12:00 nella stanza 131, bussa ed apre un tizio, l'autista, che gli dice: "trasissi". Viani si accomoda. Non trova il presidente, lo trova poi, in bagno immerso nella vasca da bagno con sali profumati, con il telefono accanto, fumava, aveva una pila di giornali al fianco e beveva il Biancosarti. "Non mi chieda un carretto, una carrozzella, ma mi chieda la luna, perché noi quest'anno dobbiamo vincere lo scudetto". "Chi dobbiamo prendere. Non mi dica che dobbiamo prendere Prest ho già parlato con il mio amico Gianni Agnelli e non me lo vuole dare; lui si tiene Prest ed io mi tengo Broneè". "Mi dica chi vuole che prendo, non è un problema di denaro" "Sa, presidente, io avrei un mezzo impegno con la Roma, che allora era in serie B". "Ma perché vuole andare in serie B, alla Roma". "Sa mi sono innamorato di una donna romana e quindi vorrei trasferirmi a Roma". "Allora, se è per questo non c'è problema, è congedato". Raimondo Lanza ha pagato per la stanza £ 2.500, per il telefono £ 6.300.
A chi ha chiamato? Il giornalista Vernacchia, il presidente dell'Argentina Peròn, Gianni Agnelli, Brassi, Ranieri, Soraya, Edda Ciano Mussolini, Onassis, Piero Piccione – musicista-, Luchino Visconti, Curzio Malaparte; questo per dire chi erano i suoi amici, andava dalla musica all'arte. Si dice che fosse un uomo infelice, invidiava la povertà altrui, proprio per questo si è suicidato. I Lanza hanno fatto investimenti incredibili facevano lavorare tanta gente. Si dice, ancora, che in uno dei suoi tanti viaggi in Persia cadde e cominciò a soffrire di mal di testa, si buttò nell'alcool.
Raimondo Lanza ha dato molto al calcio, il più grande dirigente, il suo sollatium era il castello.
Alla storia del Palermo Calcio appartiene un dato incredibile, nel '51 52' si mise in testa che il Palermo doveva stare tra i primi posti, così per 11 giornate stette in testa alla classifica insieme a Milan e Juventus, in uno stadio a Palermo, che accoglieva 50.000 persone; poi essendo un persona folle partì ed abbandonò la squadra agli amici, la squadra cominciò a mollare: la squadra arrivò decima.
Il 30 novembre del '54 Raimondo Lanza quando aveva 39 anni si recò all'hotel Eden di Roma nella stanza 234, dopo aver ricevuto la visita del medico che lo invita a ricoverarsi decise di buttarsi a volo d'angelo.