Perché un'inchiesta sulla guerra in Afghanistan dopo 11 anni dal suo inizio

en_freedomApriamo questa inchiesta in nome di quei 49 soldati, dei giornalisti e dei civili morti Afghanistan senza un reale motivo. Intendiamo portare avanti questa inchiesta perché vogliamo spiegare a cosa sono servite le morti di Francesco Currò, Francesco Paolo Messineo, Gianfranco Scirè, Michele Sanfilippo, Giuseppe Orlando, Roberto Ponziano, Sebastiano Ville, siciliani caduti in terra straniera senza un motivo apparentemente valido.

Non si tratta di retorica, ma in tempi di tagli e razionamenti della spesa, sarebbe il caso di spiegare i 300 milioni di euro annui dal 2001 al 2008,  600 milioni di euro spesi nel 2009, i 700 milioni di euro spesi nel 2011 per una cifra complessiva (e purtroppo non del tutto precisa) di 3,7 miliardi di euro che l'Italia ha gettato al vento. Non potremo organizzare un'olimpiade, ma se esiste una commissione bilancio in Parlamento, dovrebbe fare anche questi conti.

Sono passati 11 anni dall'inizio della guerra in Afghanistan, da allora abbiamo scoperto cosa è realmente un monbo globalizzato, dove gli interessi e le minacce comuni portano investimenti, uomini e mezzi dall'altro capo del mondo. Abbiamo sentito parlare di guerra preventiva o guerra umanitaria, battaglie per portare la civiltà. Dall'Afghanistan non abbiamo guadagnato un bel niente, impossibile costruire, impossibile arginare il fondamentalismo islamico in un solo paese, senza un'adeguata strategia diplomatica e di intelligence di supporto. 

Il traffico di droga proveniente dall'Afghanistan è aumentato esponenzialmente dall'inizio della guerra nel 2011, dopo che i Talebani iniziarono a bruciare i campi di oppio da cui si produce l'eroina che viene venduta in tutta il mondoe arricchisce tutto il circuito della produzione e della distribuzione gestita dalla malavita internazionale.

Cosa ne è dell'oleodotto che è stato indicato come la vera causa della guerra? Cosa è rimasto degli equilibri geo-politici considerati fondamentali da mantenere con una presenza armata in Afghanistan, quale tipo di civiltà siamo riusciti ad esportare dopo 11 anni di invasione? La questione e le domande sono fondamentali perché qualsiasi giovane disoccupato, meridionale in generale e siciliano in particolare, si è sempre chiesto, almeno una volta nella vita, se non valesse la pena arruolarsi, rischiare la propria vita per avere uno stipendio decente, costruirsi una famiglia.

 Riavvolgeremo il nastro di questi undici anni di guerra per vedere cosa è successo e cosa è cambiato nel frattempo. Non è nostra intenzione giudicare le scelte di chi intende fare della carriera militare la propria scelta di vita e di lavoro, ma è nostra  ferma intenzione dare attraverso questa inchiesta tutti i dati possibili su quanto ci è costata questa guerra e cosa abbiamo guadagnato.