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Le famiglie spendono come 30 anni fa, consumi fermi e disoccupazione record. Ma c'è un rimedio

stagflazione

Sembrano bollettini di guerra quelli pubblicati mensilmente dall'Istat. L'ultimo dato parla non solo di una recessione tecnica, palpabile alle pompe di benzina, dove la quantità di benzina è ormai pari alla metà della cifra data (2,57 litri di benzina con 5 euro), ma di una situazione totalmente nuova. I consumi delle famiglie, quelli basilari come le spese su cibo e vestiario, si sono ridotti e sono al livello di 30 anni fà.

Il termine tecnico che indica un periodo economico come questo è stagflazione, un cocktail micidiale di inflazione alta, disoccupazione elevata e stagnazione economica. La teoria sulla stagflazione nacque negli anni sessanta, quando per la prima volta le teorie Keynesiane, quelle che ancora oggi dominano il mondo economico, furono messe in crisi dalla presenza di questi due elementi contrapposti tra loro. 

Ma esiste una ricetta economica per uscire da questa situazione? A quanto pare, sì. Senza dover necessariamente spiegare il meccanismo di come nasca la moneta circolante, l'unico modo per evitare di far collassare l'intero sistema, ed in questo caso l'Italia e la Sicilia intera, occorre una sensibile riduzione della spesa corrente ed una corrispondente riduzione della pressione fiscale, unica strumento efficace per stimolare i consumi e perciò la domanda aggregata di beni e servizi.

Più semplicemente, dal manuale del perfetto Presidente "tecnico" del Consiglio al capitolo "salva l'Italia" leggiamo come per evitare di distruggere un intero paese, non basta soltanto tagliare le spese inutilil della macchina statale, ma ridurre la pressione fiscale. Basti pensare che in Italia il 40% di quanto guadagnato andrebbe ridato allo Stato sotto forma di tasse.

Difficile fare una vera lotta all'evasione senza considerare questo dato, ancora più difficile se si paragona il dato a quello inglese, dove una pressione fiscale del 15% produce serivizi pubblici molto efficienti. Una lezione valida sia a livello nazionale che a livello locale. In attesa di capire chi sta concorrendo alla poltrona di sindaco, ricordarsi cosa sia la stagflazione e come può essere arrestata potrebbe aiutare a gestire quei 200 milioni di euro che occorrono al Comune di Palermo per non fallire e far ripartire l'intera città, dai suoi servizi fino ai suoi giovani lavoratori, riavviando finalmente i consumi.