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Trattativa/Mori. Riina: ''Sono stati loro a venire da me e non io da loro. Mi hanno fatto arrestare Provenzano e Ciancimino''

Riina oggiRiina "comunica" con i magistrati. 

Frasi pesanti, perché confermano e rafforzano quanto i pm di Palermo stanno tentando di dimostrare nel processo sulla Trattativa Stato mafia e con il processo Mori/Obinu, procedimenti diversi, ma legati a doppio filo. Queste frasi, pronunciate lo scorso maggio dal boss di Corleone, sono contenute ina relazione di servizio stilata dalla polizia penitenziaria. Proprio agli agenti del carcere in cui il mafioso si trova rinchiuso, sarebbero state fatte queste "confidenze". 

"Sono stati loro a venire da me e non io da loro. Mi hanno fatto arrestare Provenzano e Ciancimino'' ha detto agli agenti del Gom (Gruppo Operativo Mobile),  un reparto specializzato del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Il riferimento di Riina, pare evidente sia al dialogo segreto avviato nel giugno del '92 da alcuni ufficiali del ros con l'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino. Ufficiali, di cui non ha fatto nomi. Ancora.

La relazione è stata inviata alla Procura di Palermo che ha già ascoltato gli agenti del carcere, i quali hanno confermato quando scritto. Riina non è stato ascoltato in merito a queste dichiarazioni in quando imputato nel processo sulla trattativa e quindi questo comporterebbe un'attività integrativa di indagine. QuestoTotò U curtu lo sa bene. Ma ha deciso comunque di "comunicare" con la magistratura e in un momento molto delicato, perché si è aperto il processo sulla Trattativa, ma si sta chiudendo quello al generale Mori e al colonnello Obinu. E c'è da chiedersi perché ora, se ci sia un significato ben preciso, un messaggio da lanciare. Certo è che questo è un processo che sta innervosendo molto il capomafia.

Riina poi fa un riferimento a chi aveva la borsa del giudice Borsellino in mano il giorno della strage di via D'Amelio e dice: "Andate da chi aveva la valigetta in mano e chiedete dov'è l'agenda rossa".  Il riferimento potrebbe essere al  capitano Giovanni Arcangioli, colui che nei video e nelle fotografie scattate quella domenica pomeriggio è stato ritratto con la valigetta in mano subito dopo la strage. Arcangioli ascoltato dai pm di Caltanissetta lo scorso 14 maggio, nel processo Borsellino Quater (LEGGI QUI). Arcangioli accusato di furto pluriaggravato (ovvero aver rubato l'agenda rossa di Borsellino) e assolto e recentemente prosciolto dall'ipotesi di reato di false dichiarazioni ai Pm, ha raccontato davanti alla Corte d'Assise nissena, i fatti relativa al giorno della strage e alla borsa, tra tanti forse e non ricordo. Riina non fa il nome e rimarca il fatto che sul luogo ci fossero anche i servizi. Ma quella borsa, in mano, fu tenuta da più persone, non solo da Arcangioli ma anche dall'ex giudice Giuseppe Ayala (LEGGI QUI)oltre ad un ufficiale "misterioso", a cui Ayala consegnò la borsa, ma di cui non sa il nome.  "La vera mafia  - ha detto Riina agli agenti del Gom - sono i magistrati e i politici che si sono coperti tra di loro. Loro scaricano ogni responsabilità sui mafiosi. La mafia quando inizia una cosa la porta a termine". Poi ulteriore conferma a quanto sostenuto dai pm palermitani: "Io sono stato 25 anni latitante in campagna senza che nessuno mi cercasse. Com'è possibile che sono responsabile di tutte queste cose?".

Le dichiarazioni di Riina, messe a verbale, saranno utilizzate nel processo sulla Trattativa e potrebbero essere utilizzate anche nel processo Mori e nel corso della prossima udienza, fissata per il 3 luglio,  se ne darà atto formalmente.