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Terremoto a Palermo, a che punto siamo con la previsione dei disastri

haarp

Sgombriamo subito il campo da un dubbio. Al momento, la scienza non è in grado di predire in quale luogo e in che momento avverà un terremoto. Detto questo, oggi abbiamo gli strumenti e le conoscenze per sapere cosa accade poco prima di un terremoto e quindi iniziare a costruire un modello scientifico. Partiamo da fatti oggettivi, senza cadere nel panico.

La questione su come eventualmente prevedere i terremoti è vecchissima, persino Seneca se ne occupò in maniera dettagliata, cercando di analizzare tutti i segnali premonitori che precedono un terremoto, quali il forte vento, l'agitazione dei cani, le pioggie ed i lampi subito prima o subito dopo un evento tellurico importante.

Allo stesso modo, oggi gli scienziati sanno che in caso di forti eventi sismici possono essere osservati dei lampi blu (blue beam) anche in assenza di precipitazioni, segnale di una fortissima scarica elettrica provocata dai movimenti della crosta terrestre, gli stessi che causano i terremoti.

Senza dover necessariamente citare i lavori di Raffaele Bendandi o degli studi di Giampaolo Giuliani, noto per le vicende de L'Aquila ed in giro per conto degli USA in una serie di conferenze mondiali sul tema, esistono una serie di segnali premonitori che possono essere già registrati e monitorati. 

Il sistema HAARP, un progetto militare per la monitorazione della ionosfera terrestre, ovvero lo strato dell'atmosfera che conduce energia elettrica, ha registrato dei picchi d'intensità subito prima, durante e dopo il grande terremoto che ha colpito il Giappone nel 2011. Allo stesso modo, la rete HAARP ha segnalato dei picchi d'intensità nella ionosfera durante il terremoto dell'11 maggio scorso a Madrid. Non solo, ma è scientificamente provata la presenza e l'emissione di un particolare gas, il radon, a ridosso di un evento sismico.

Con questi stessi sistemi è stato possibile, nel 1975, prevedere il terremoto di Haicheng e procedere all'evacuazione di un milione di persone prima che il terremoto di 7.3 gradi della scala Richter colpisse la città.

Il pregiudizio e lo scetticismo, oltre che le enormi difficoltà di dover gestire la macchina burocratica in caso di falsi allarmi hanno bloccato da sempre una corretta gestione dei dati premonitori di un terremoto, relegando tutto alla responsabilità degli ingegneri e degli architetti che scrivono i piani regolatori delle nostre città e costruiscono le nostre abitazioni, teoricamente a prova di terremoto. Ma un paese sismico come l'Italia poggia su millenni di storia, anche la tutela del patrimonio artistico, con adeguate tecniche di previsione dei terremoti, dovrebbe essere un campo di ricerca da non abbandonare alla rassegnazione ed all'approsimazione.

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