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Agenzia di Stampa Italpress
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  • PALERMO (ITALPRESS) – Contro il caro voli “serve una mobilitazione sociale e politica. Solo facendo squadra si può combattere questo vero e proprio scandalo. Io sono una persona moderata e pacata, ho sempre rispettato e rispetto le istituzioni, ma credo sia giunto il momento di alzare la voce, con un’indignazione trasversale contro questo scandalo”. Lo […]

Stipendi siciliani, ecco di quanto non sono cresciuti (e come si è ridotto il potere d'acquisto)

economia

Per valutare lo stipendio medio dei siciliani inseriamo anche qui una ricerca condotta su tre figure professionali che danno la cifra di quanto il potere d'acquisto dei siciilani sia frenato dalla mancanza di sviluppo e da un cuneo fiscale (le tasse pagate) che dimezzano lo stipendio lordo di chi decide di pagare regolarmente le tasse.Il confronto stipendio netto-costo del lavoro è fra tre figure con inquadramento contrattuale medio-basso: la segretaria di uno studio professionale (25.390,62 euro al fronte di un netto di 13.844,94), una commessa (costa 29.194,22 euro e ne guadagna 15.464) e un operaio metalmeccanico qualificato (rispettivamente 25.080,98 e 12.899,76 euro). I tre lavoratori guadagnano in media la metà del costo complessivo del loro lavoro. A far lievitare questo costo contribuiscono le voci dei rispettivi contratti nazionali (contributi Inps, premio Inail, Irpef e Tfr), ma anche l’Irap siciliana, che incide all’incirca per il 3%.

Con il costo della vita di una città del nord come Milano chiunque si trovi in condizioni analoghe si ritroverebbe ben al di sotto della soglia di povertà. Fino a quando i prezzi della benzina, del diesel e delle materie prime si sono mantenuti bassi, la situazione è stata gestibile. Quando l'IVA è arrivata al 23%, il prezzo dei carburanti è salito alle stelle e di conseguenza, le materie prime e tutte le merci, all'ingrosso ed al dettaglio hanno cominciato a salire, sono spuntati i Forconi.

La pressione fiscale e la scarsa produttività stringono d'assedio anche le aziende, con un costo del lavoro che incide sul 33% per ogni unità di prodotto mentre al nord si arriva al 29%. In due parole, FIAT chiude lo stabilimento di Termini Imerese perché al costo di una macchina al sud paga un 33%, al nord paga il 29% e producendo auto all'estero questa quota percentuale scende ancora, spiegando perché Marchionne cerca di scappare dall'Italia.

Le vie d'uscita sono note, resta da capire se il governo tecnico riuscirà a calibrare il peso delle sue manovre senza asfissiare definitivamente l'intero meridione

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