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Paternò. La ''testa di capretto'' e la rivoluzione social. ''Cuntu'' o verità?

 

Emanuele FeltriTrascorse solo 24 ore dalla macabra scoperta della testa di capretto lasciata davanti l'uscio di casa, la rivoluzione social mostra i suoi effetti e i suoi "commenti". 

In queste ore la notizia degli atti intimidatori nei confronti del giovane imprenditore catanese – che ricordiamo ieri è stato vittima di un gesto intimidatorio ai danni delle pecore custodite nalla sua azienda nella vallata del Fiume Simeto, a Paternò - ha fatto il giro d'Italia, attraversando prima la Sicilia e approdando addirittura a Roma.

L'episodio, tipico di un film degli anni cinquanta - o meglio di un racconto popolare di quegli stessi anni - è stato raccontato dalle testate giornalistiche regionali e nazionali e sui social network è partita una piccola rivoluzione che ha smosso gli animi di tutti.

Innumerevoli i messaggi di solidarietà da parte delle Istituzioni nazionale e locali e degli esponenti politici.

Da Roma arriva una proposta: "Il governo valuti se sia il caso di intervenire sul grave episodio di mafia che ha colpito il giovane imprenditore di Paternò in provincia di Catania, il cui gregge di pecore è stato sterminato per ritorsione, verificando se ci sono gli elementi per un risarcimento danni". E' quanto, infatti, hanno chiesto stamane i deputati del Partito Democratico Michele Anzaldi, Luigi Famiglietti ed Ernesto Magorno, in una interrogazione al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e al ministro dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo.

Da Palermo, l'ex Assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao, scrive: "Complimenti a questo siciliano che ha deciso di mettersi in gioco nella sua terra. Non lo conosco, ma ne intuisco le ragioni coraggiose ed ostinate. Sosteniamolo!" - e poi rispondendo sul suo profilo facebook ad uno dei suoi amici che propone di ricomprare il gregge di Emanuele dichiara - "Avviamo una sottoscrizione per comprare il bestiame, la prima la compro".

In città il Senatore Salvo Torrisi lancia un comunicato stampa dichiarando: "L'episodio riveste una doppia gravità: l'intimidazione mafiosa verso un imprenditore, e le gravi minacce all'imprenditoria giovanile in generale, la quale necessita di incoraggiamenti, e non certo di minacce da parte di soggetti delinquenti che hanno sicuramente in quella zona ben altri interessi".

Il Sindaco di Paternò, Mauro Mangano scrive: "Con Emanuele Feltri il comune di Paternò ha iniziato un lavoro di collaborazione per rendere il Simeto più pulito, protetto, per considerarlo davvero risorsa del nostro territorio, e con Emanuele e gli altri agricoltori, allevatori, semplici amanti del territorio, continueremo il nostro impegno".

Tutti insomma con gli occhi puntati sul grave episodio, tutti solidali al giovane imprenditore.

Ma in città le voci corrono e c'è anche chi fa allusioni di diverso tipo, raccontando che proprio nell'azienda di Emanuele si recano spesso giovani teatranti del territorio catanese che di arte se ne intendono e che conoscono bene come si potrebbe raccontare una storia alla maniera dei vecchi "Cantastorie", il cui percorso artistico e culturale è nato proprio a Paternò per poi diffondersi nel mondo.

In verità, i Carabinieri della compagnia di Paternò che - in seguito alla denuncia formalizzata solo stamane dal giovane imprenditore - si sono recati sul posto proprio oggi, hanno confermato di non aver ritrovato "la testa della pecora". Ciononostante affermano che non ci sono elementi per dubitare la veridicità del fatto.

Be', tutto questo poco importa. Il Cantastorie, raccontava verità mescolate alla fantasia e proprio in questo modo oggi avrebbe lanciato un messaggio profondo al sistema con un fare tipico della sua arte e della sua storia.

Il sostegno ai giovani imprenditori deve essere elemento prioritario per il rilancio dell'economia isolana e la libertà di scegliere il proprio futuro deve essere un diritto tutelato e garantito dalle istituzioni. Il rilancio di questa terra parte dalla "rivalutazione" della sua storia. Dunque, non importa se "cuntu" o verità , ai posteri la sentenza, ciò che importa è che "a petra" è stata lanciata e ad Emanuele va tutta la nostra solidarietà.