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Arriva la sentenza: Le prostitute hanno diritto civile di essere pagate. Ma continuiamo con le ipocrisie tutte Italiane...

 

Una prostituta ha diritto di essere pagata per la propria prestazione sessuale e tale diritto può essere tutelato dall'ordinamento giudiziario civile, nel caso in cui il "cliente" si rifiuti di elargiere quanto pattuito. Questo è il principio stabilito da un'innovativa sentenza di un tribunale di Roma che di fatto apre una nuova via rispetto al consolidato orientamento giurisprudenziale che di fatto esclude qualsiasi valore giuridico alla pretesa di chi opera nel settore delle prestazioni sessuali, apostrofando la prestazione come contraria al buon costume.
La vicenda nasce dalla pretesa di una donna nigeriana che aveva mandato sms di minaccia a un cliente abituale che non l'aveva pagata. Fatto per cui è stata condannata con l'accusa di violenza privata, ma nelle oltre quaranta pagine di motivazione si legge anche che ciò non preclude il diritto della donna ad essere pagata per la prestazione resa facendo leva sul principio sovranazionale e costituzionale dell'autodeterminazione della donna e della sua libertà sessuale.
Una sentenza di diritto certamente giusta, ma, che altro non fa che aumentare il disagio, tutto italiano sulla materia. Perchè il punto non è questo ma quello di normare e regolamentare il fenomeno, senza ipocrisie, dilagante e non arginabile del mestiere più antico del mondo. Prostituzione che in Italia, prima di questa sentenza era un reato a tutti gli effeti, sia per chi elargisce la prestazione sia per chi ne usufruisce, senza parlare del dramma dello sfruttamento che spesso c'è dietro tutto ciò. Non da meno, prima di regolamentare il diritto alla prostituzione libera e non sfruttata, sarebbe opportuno normare anche la parte relativa alla contribuzione fiscale. Il giro della prostituzione è miliardario e tutto in nero. Prova ne è che se oggi un semplice cittadino decide liberamente di prostituirsi e farsi pagare, se lo stesso si reca all'Agenzie dell'Entrate per chiedere come mettersi in regola con il fisco per le proprie prestazioni, qualsiasi funzionario statale non può che rimandarlo " a casa" perchè tecnicamente non esiste nessuna voce fiscale attribuibile a tale attività. Questa sentenza può essere un passo in avanti sulla regolamentazione del settore, ma non può essere fine a se stessa altrimenti resterà una delle tante... inutilità italiane, che altro non fanno che aumentare controversie e intasare il sistema giudiziario.
Nel 2014 è il momento che in Italia si affronti la questione. Si dia tutela a chi decide di usare il proprio corpo a fini commerciali, gli si dia assistenza sanitaria e controlli specifici, ma sopratutto gli si facciano pagare le tasse, che visto il volume di affari non sono di poco conto.

 

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