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Ingroia diventa magistrato pubblicista. Quando la fonte diventa megafono

ingroia

Grazie alla sua collaborazione con l'Unità e I Love Sicilia, Antonio Ingroia è diventato un giornalista pubblicista a tutti gli effetti. In attesa di riscrivere la storia della trattiva Stato-mafia, il procuratore aggiunto di Palermo ha varcato le porte dell'ex villa di Totò Riina, diventata nel frattempo sede dell'Ordine dei Giornalisti della Sicilia, per sostenere il nuovo esame previsto anche per i giornalisti pubblicisti.

Ingroia da giornalista non si è occupato solo di mafia ma ha cercato di essere un attento cronista anche in campo gastronomico e cinematografico, dimostrando più di una volta il suo interesse per la politica. Un collega illustre che si aggiunge alla schiera dei pubblicisti, il cui Ordine sarà materia di discussione del governo Monti entro la fine dell'estate.

Un'occasione sottolineata anche dal presidente Riccardo Arena, che ha tenuto a specificare come "la sua presenza nell'albo, unita a quella di molti altri personaggi pubblici, e' la dimostrazione pratica dell'importanza dell'elenco dei pubblicisti, che assieme a tantissimi, validi giornalisti a tempo pieno, ospita anche figure esterne, impegnate in altre professioni o impieghi. E' anche una risposta a chi frettolosamente e senza valutarne le conseguenze, vorrebbe cancellare sic et simpliciter questa componente dell'Ordine, se non l'Ordine intero."

Per un mestiere che cambia velocemente, con una legislatura che diversifica il ruolo giornalistico per la stampa classica e riconosce la diversità del giornalismo online, l'ingresso del pm Ingroia tra le schiere dei giornalisti pubblicisti rappresenta un'opportunità per dare un contributo non indifferente al riassetto dei rapporti tra le fonti e gli obblighi costituzionali, cercando di far breccia nel comune senso della notizia.

Le informazioni, se di concreto interesse per i cittadini, devono essere diffuse, devono essere sottoposte al diritto di replica ed al tempo stesso non devono intralciare l'attività investigativa dei magistrati. Un caso che si innesta nella presunta polemica tra il Quirinale e la procura di Palermo in merito alla trattativa Stato-mafia che dimostra ancora una volta la necessità di divulgare informazioni sensibili, la necessità di mantenere un certo grado di riservatezza e l'insaziabile sete per la polemica che garantisce la vendita dei quotidiani e la sopravvivenza dei giornalisti.

Sicuramente, l'ingresso di Ingroia nell'esercito regolare dei media permetterà di fare molta più attenzione alle notizie che arrivano dal fronte della lotta alla mafia, con uno dei magistrati, da anni in prima linea, che da oggi oltre ad essere fonte di notizie ne diventa megafono autorizzato a divulgarne le sfaccettature.