Ma cosa succede nel cosidetto “mondo autonomista” per capirci quel pezzo della politica che in questi anni ha ruotato attorno a Raffaele Lombardo? Si potrebbe rispondere semplicisticamente che avviandoci verso le elezioni regionali, e poi quelle naziuonali, i diversi esponenti (per ultimi Lino Leanza e Carmelo Lo Monte) capito che si sta chiudendo un ciclo provano a trovare nuove collocazioni.
Questo spiega in parte le attuali fibrillazioni, vi è una reagione più profonda che produce questa crisi ed è la crisi del modello autonomista così come l'abbiamo conosciuto storicamente.
L'autonomia sul piano storico era costruita su una piattaforma di scambio tra la classe dirigente nazionale e quella siciliana. Quest'ultima offriva consenso “a carrettate” in cambio riceveva risorse a piè di lista alimentando una economia di tipo clientelare e parassitario. Questo modello è saltato per carenza di risorse economiche e per la crisi di un modello di sviluppo che è plasticamente evidenziato dalla chiusura della Fiat e dalla crisi del polo petrolchimico.
Come si vede quindi vi sono sempre ragioni strutturali che producono movimentazione dei gruppi dirigenti della politica. A questo scenario ne va aggiunto necessariamente un altro: da sempre vi è un patto non scritto tra chi ha governato l'isola e i capi di cosa nostra, Patto che ha impedito a questa nostra martoriata isola di apparire ed essere un'isola di legalità. Gli ultimi due presidenti della regione sono rimasti imbrigliati in questo patto, Cuffaro con una condanna che sta scontando, Lombardo all'inizio di un percorso processuale che comunque interrompe la possibilità di essere protagonista della prossima fase politica.
Come si vede non c'è da stare allegri, ma nonostante tutto credo che bisogna capire che si può pensare ad un nuvo inzio costruito su un modello economico e sociale sostenibile circondato dalle mura della legalità.
E' ovvio che per fare questo ci vogliono idee, programmi e una rappresentanza politica che recuperi credibilità, autorevolezza e che intenda l'impegno politico come servizio al bene comiune e non come ricerca spasmodica dei propri privileggi e dei loro sodali.
Se i politici non sapranno misurarsi con questo livello della sfida saranno spazzati via dalle persone che chiedono competenza ed onestà.
Alla prossima
Di Gaspare Nuccio
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