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Dell'Utri mediò con la mafia per salvare la vita dei Berlusconi

mar

Le motivazioni depositate oggi dalla Corte di Cassazione in merito al processo che vede imputato Marcello Dell'Utri e che lo scorso 9 marzo, ha disposto un nuovo esame nei confronti di Dell'Utri annullando la condanna a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta in appello. Una motivazione destinata a segnare la storia politica del paese e dalle enormi ripercussioni.

 

Per prima cosa, ricostruiamo per intero le motivazioni depositate dalla Corte di Cassazione.
"A motivazione della sentenza impugnata si e' giovata correttamente delle convergenti dichiarazioni di piu' collaboratori a vario titolo gravitanti sul o nel sodalizio mafioso Cosa nostra -tra i quali Di Carlo, Galliano e Cocuzza- approfonditamente e congruamente analizzate dal punto di vista dell'attendebilita' soggettiva nonché sul piano della idoneità a riscontrarsi reciprocamente circa il tema dell'assunzione -per il tramite di Dell'Utri- di Mangano ad Arcore come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di Cosa nostra e circa il tema della non gratuità dell'accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore del sodalizio mafioso che aveva curato l'esecuzione di quell'accordo, essendosi posto anche come garante del risultato".

Nelle 146 pagine depositate in mattinata viene stabilito come Marcello Dell'Utri abbia versato quote di denaro per evitare che la mafia potesse minacciare la famiglia Berlusconi tramite azioni mirate nel quadro di un riassetto degli equilibri politico-economici nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica. Come scritto nero su bianco dalla Cassazione:
"la consorteria mafiosa aveva, grazie all'iniziativa di Dell'Utri che si era posto come trait d'union, siglato con l'imprenditore un patto, all'inizio non connotato e tanto meno sollecitato da proprie azioni intimidatorie (la suprema Corte cita al proposito le emergenze probatorie a sostegno della tesi che le minacce ricevute da Berlusconi fossero di matrice catanese ma soprattutto calabrese) oltre che finalizzato alla realizzazione di evidenti risultati di arricchimento".

La posizione di Marcello Dell'Utri risulta essere vicina a Cosa Nostra per il periodo che va dal 1978 al 1982 e non può essere ulteriormente accostata fino al 1992. Come scritto dalla Corte di Cassazione è "probatoriamente dimostrato che Marcello Dell'Utri ha tenuto un comportamento di rafforzamento dell'associazione mafiosa fino ad una certa data. "Tuttavia  va dimostrata l'accusa di concorso esterno per il periodo in cui il senatore di Forza Italia lascio' Fininvest per andare a lavorare per Rapisarda.

Si tratta a questo punto di stabilire una corsa contro il tempo per evitare che i reati contestati possano finire in prescrizione considerando come Berlusconi, dunque, pagò in stato di necessità” per avere la protezione dei mafiosi su input di Dell’Utri ma, secondo la Suprema Corte, questo non implica necessariamente che egli abbia mantenuto inalterato nel tempo e nella sostenza un rapporto di gestione dei possibili favori che la mafia avrebbe potuto restituire nel periodo di formazione di Forza Italia.