Commemorazione stamani a Palermo in memoria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso a Palermo trenta anni fa insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo. Presenti il Ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il presidente dell'Ars Francesco Cascio, esponenti delle forze dell'ordine e la figlia della vittima Rita Dalla Chiesa che, a margine della commemorazione, ha espresso la voglia di venire a vivere in Sicilia: "Palermo è una citta' che amo molto - ha detto la nota conduttrice televisiva - Voglio venire a vivere qui per continuare a stare nel luogo in cui trovo papà."
Diverse corone di fiori sono state deposte in via Isidoro Carini, luogo dell'eccidio, per ricordare un uomo che dopo che aveva fatto un gran lavoro nella lotta al terrorismo italiano, stava provando a sconfiggere la mafia. Non aveva fatto i conti bene, però, con la politica stragista della mafia di quel periodo. Il 3 settembre del 1982 tornava a casa con la moglie, quando la sua A112 bianca fu affiancata da una Bmw. I killer freddarono lui, la moglie e il suo agente di scorta, con una scarica infinita di un kalashnikov. Quel giorno sulla parete di Via Isidoro Carini fu appeso uno striscione sul quale c'era scritto: "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti." Ad ordinare la sua morte fu l'intera cupola di Cosa Nostra: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò e Nenè Geraci, tutti oggi in carcere a scontare l'ergastolo, tranne Michele Greco, detto il papa, che è già deceduto.
Una morte che proseguì con altre morti eccellenti, ma che, come le altre, non si rivelò inutile, così come ha ricordato la figlia Rita: "Ho parlato con la gente, credo ci sia un voglia reale di cambiamento. Il sacrificio di mio padre non è stato inutile".
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