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Acierno e le spese pazze alla Fondazione Federico II, arriva la condanna a 6 anni e mezzo

 

Alberto Acierno è stato condannato dal tribunale di Palermo a sei anni e sei mesi di reclusione per il reato di peculato. L'ex deputato nazionale e regionale, ed ex direttore generale della Fondazione Federico II, secondo l'accusa avrebbe utilizzato due carte di credito della fondazione stessa per fini personali. La sentenza del collegio presieduto da Vittorio Alcamo è arrivata dopo tre ore di camera di consiglio, aumentando di sei mesi la pena a sei anni già chiesta dal pm Sergio Demontis; la difesa, invece, puntava all'assoluzione.

Acierno è stato anche condannato all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e a risarcire 102 mila euro alla fondazione e 42 mila all'Ars. Inoltre il tribunale ha trasmesso gli atti alla Procura perché valuti se l'imputato, che aveva raccontato durante l'esame di false fatture inserite nella contabilità della Fondazione, abbia commesso il reato di calunnia nei confronti dell'ex presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè, che era presidente della Federico II, e dell'ex direttore amministrativo Rosaria Razzete.

La vicenda giudiziaria ha inizio nel 2009, quando l'ex deputato finisce ai domiciliari a seguito di un'inchiesta delle Fiamme Gialle. La procura ipotizza che l'allora parlamentare regionale si sarebbe indebitamente appropriato di denaro della Fondazione, utilizzando per scopi strettamente personali della carte di credito a lui concesse in uso per fini istituzionali e prelevando somme dalla cassa della Federico II. Inoltre, per gli inquirenti, Acierno avrebbe intascato parte dei fondi assegnati al Gruppo Misto da lui presieduto. In tutto 150 mila euro. Nel 2010 l'ex deputato prova a patteggiare, con l'accordo del pm, una pena di due anni e due mesi che il gup Vittorio Anania non ritiene congrua. Da qui il processo conclusosi con la condanna.

"Ho preso atto di questa sentenza ed in attesa che venga depositata, per presentare istanza di appello, continuo ad avere fiducia nel nostro sistema giudiziario. Per fortuna la nostra Costituzione garantisce i cittadini sino a quando la sentenza non è definitiva. Solo per questo ho la forza di credere nella giustizia", ha scritto Acierno sul proprio profilo Facebook a seguito della condanna.

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