L’AGORÀ. DAL REALE AL VIRTUALE. E LA POLITICA?

agoraPrima era l'Agorà, il luogo intorno al quale si svolgeva la vita sociale, luogo di riunione e di mercato. L'Agorà era considerata la piazza centrale della polis greca dove si svolgeva la vita economico-commerciale. Era il centro religioso, il luogo politico, in quanto luogo della democrazia
Oggi, gran parte della vita sociale la si svolge all'interno del mondo virtuale. Internet, il centro gravitazionale.
All'interno di questa nuova arena si possono osservare comportamenti sociali e nuove forme comunicazionali; in uno spazio chiuso e circoscritto vive un mondo globalizzato e di interdipendenza settoriale.
Pare che oggi ci si giochi buona parte della vita lì, in rete, a colpi di mouse.
È uno spazio virtuale planetario; nessun aspetto ne rimane non investito.
Tutto si fa in rete.
La comunicazione ne ha conquistato il dominio, ma quanta certezza che questo mercato non sia inflazionato.
Buona parte del villaggio telematico è finzione; il linguaggio è banale.
L'aggregazione che ne nasce, non esiste.
Incontri chi? Che cosa?
Partiamo dai social network, funzionano se usati con il giusto metodo; incontri tanta gente e poi non ti ricordi neanche il loro nome.
Ne riconosco il senso quando queste diventano piccole comunità di amici reali, allora sì, condividi la tua piazza; hai semplicemente spostato il luogo, ma è la tua piazza. Dal reale al virtuale.
In rete puoi cambiarti l'identità, ma sarà semplice capire chi ci sta dietro.
Pubblichi link, pubblichi messaggi falsati, ma sei tu.
Una identità celata è più trasparente, di una identità rivelata.
I social network ti rivelano per ciò che sei.
Riesco a trovare del senso in una piazza virtuale allargata, quando si tratta di lavoro; indubbiamente la politica ne ha tratto grande vantaggio. Anche se il filo verso il quale viaggiano è molto sottile; se i politici non sono capaci di gestire con spirito democratico il loro essere virtuali, l'azione diventa un boomerang terribile per loro stessi.
Troppo esibizionismo personale. Sono parecchio aiutati dal web, dai social network, uno spazio infinito e di moltiplicazione.
I politici hanno il loro blog, da lì fanno partire i loro comunicati, sicché gli operatori del settore devono essere tutti pronti ad attendere il monito quotidiano.
Ed anche quando poco o nulla hanno da dire, inventano argomenti appetibili. Inizia il processo di vetrinizzazione.
La notizia politica, sembra oggi quella con più carica di appeal; nasce, infatti, da un'interpretazione nella quale è inclusa una componente soggettiva maggiore rispetto a quella presente nelle altre notizie. Questo rende tale notizia meno limpida e obiettiva delle altre perché trattata sempre da un punto di vista schierato, spesso prevenuto, a volte esasperato.
Nell'attuale giornalismo inoltre, spesso si costruiscono casi sostenuti e portati avanti nel nome dell'ideologia e dello spettacolo, condizionati dalla linea politico-editoriale del giornale e lo stesso avviene nei dibattiti televisivi, pronti a dar fastidio o screditare qualcuno.
La notizia oggi non è più il lavoro di un professionista, ma di una star mediatizzata.
E se tu, uomo qualunque, non ne vieni in contatto, sei fuori dal sistema sociale; non riesci a comprendere cosa stia succedendo per davvero.
E' la notizia l'argomento su cui i media decidono di prestare maggiore attenzione o, qualunque fatto realmente accaduto, anche se non sapientemente diffuso?
L'Incontro a questo punto con chi sarebbe? Col fatto puro in sé, oppure con il potere dei mass-news?
Agorà docet.